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  OBESITÀ: LE NUOVE METODOLOGIE DIETOTERAPICHE 

Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2001 December;47(4):229-34

Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

Obesità e cuore

Barzizza F.


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L'obesità è stata identificata come fattore di rischio indipendente per la cardiopatia ischemica e per lo scompenso cardiaco. Sebbene nei paesi sviluppati, in buona parte dei casi, lo scompenso cardiaco congestizio sia secondario a cardiopatia ischemica, nei soggetti obesi le due condizioni possono essere del tutto indipendenti.
Anche in assenza di ipertensione arteriosa e di altre patologia miocardiolesive si possono verificare alterazioni morfologiche e funzionali a carico del cuore.
Nei soggetti obesi il volume ematico totale si espande creando una condiziona di sovraccarico di volume e di elevata gittata cardiaca, che possono causare la comparsa di dilatazione delle camere cardiache e, come conseguenza dell'aumentato stress parietale, successiva ipertrofia delle pareti ventricolari. La situazione di ipertrofia eccentrica che si viene in questo modo a creare produce disfunzione diastolica, che alla lunga può trasformarsi in disfunzione anche sistolica. Una disfunzione sistolica può anche comparire, nei casi in cui non si sviluppi una ipertrofia parietale adeguata all'incremento della dimensione ventricolare, per eccessivo stress parietale. Tale situazione è stata definita come cardiomiopatia dell'obesità.
La frequente coesistenza di ipertensione arteriosa ed obesità agevola lo sviluppo della dilatazione ed ipertrofia eccentrica ventricolare.
In tale situazione può prodursi uno scompenso cardiaco congestizio secondario a disfunzione sia diastolica che sisto-diastolica del ventricolo sinistro.
Il rischio coronario sembra essere correlato più strettamente alla presenza di obesità centrale che all'incremento di indice di massa corporea. L'insu-linoresistenza e l'iperinsulinismo sembrano essere l'anello di congiunzione tra obesità e cardiopatia ischemica. In questa situazione infatti compare la cosiddetta Sindrome X metabolica, caratterizzata dalla coesistenza di obesità, ipertensione arteriosa, diabete mellito, ipertrigliceridemia e bassi livelli di colesterolo HDL, tutti fattori di rischio che si potenziano vicendevolmente nell'incrementare il rischio coronario.
La riduzione del peso corporeo rappresenta nei pazienti obesi una misura terapeutica essenziale.
È dimostrato che ad una riduzione consistente del peso corporeo si associano riduzioni dei valori pressori, dei livelli glicemici, della colesterolemia e della trigliceridemia; persino la ipertrofia eccentrica del ventricolo sinistro può regredire. In altre parole il calo ponderale rappresenta una efficace terapia preventiva sia della cardiopatia ischemica che della cardiomiopatia dell'obesità.

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