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REVIEW AN UPDATE ON EUS IN 2008
Minerva Gastroenterologica e Dietologica 2008 June;54(2):209-17
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Terapia dei pazienti con epatite C cronica
Trapero-Marugan M., González-Moreno L., Chaparro-Sánchez M., Moreno-Monteagudo J. A., Borque M. J., Moreno-Otero R.
Digestive Diseases Department and CIBEREHD Hospital Universitario de La Princesa Madrid, Spain
L’infezione da virus dell’epatite C (HCV) è un preminente problema di salute pubblica, con più di 170 milioni di persone infette in tutto il mondo. La prevalenza dell’infezione, con piccole differenze regionali, è stimata nell’ordine del 1-3% nella popolazione globale. Il virus HCV è la più frequente causa di epatopatia cronica ed il 20-30% dei pazienti sviluppa cirrosi epatica con rischio di carcinoma epatocellulare. L’interferone-a pegylato (PEG-IFN), in associazione alla ribavirina, un analogo nucleosidico, cosituisce l’attuale trattamento dell’epatite C cronica (CHC), con minori effetti avversi e migliore compliance. La durata ed il dosaggio dipendono da alcuni fattori quali peso del paziente, genotipo, carica virale e rapida risposta virologica presentata dal paziente. Uno dei più rilevanti aspetti nel trattamento della CHC riguarda la gestione del gruppo dei non-responder o dei recidivanti dopo pregressa terapia. Una sostanziale proporzione di tali pazienti è stata infatti già trattata con terapie a base di interferone, richiedendo tuttavia un’opzione terapeutica ottimale. Il futuro trattamento della CHC si fonda verosimilmente sull’associazione di due o tre farmaci, inclusi gli analoghi nucleosidici/nucleotidici, più alti dosaggi iniziali di PEG-IFN (induzione) o più lunghi periodi di trattamento, o ancora sulla combinazione di inibitori dell’elicasi e delle proteasi.