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Europa Medicophysica 2002 September;38(3):139-46
Copyright © 2002 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Treatment of decubitus ulcers in patients with spina bifida
Bocchi A., Traspassi S., Bianco G., Castagnetti F., Papadia F.
Chair of Plastic and Reconstructive Surgery, University of Parma, Parma
Obiettivo. La comparsa di ulcere da decubito in pazienti affetti da spina bifida è principalmente dovuto al deficit neurologico che condiziona in maniera determinante il trofismo, la sensibilità, la mobilità e la postura. I fattori che possono alterare la microcircolazione conducendo ad un’ischemia tissutale e, quindi, ad una necrosi possono essere distinti in estrinseci ed intrinsechi. Tra i primi ricordiamo la pressione, la forza elastica tissutale e l’attrito. Tra gli intrinseci distinguiamo il deficit proteico, l’anemia, l’eccesso di umidità, le condizioni psichiche, l’immobilità, la perdita di sensibilità e l’atrofia dei tessuti muscolari.
Nell’ambito del protocollo terapeutico a questo tipo di lesioni grande importanza assume la prevenzione che deve necessariamente tenere in considerazione fattori generali (alimentazione, pressione arteriosa ed infezioni sistemiche) e fattori locali (protezione della cute dalle situazioni di umidità e di incontinenza fecale ed urinaria e ripartizione della pressione mediante una mobilizzazione attiva e passiva).
Sulla base della letteratura internazionale e della nostra esperienza clinica presso la nostra Unità Operativa è stato approntato un protocollo medico-chirurgico che prevede fondamentalmente tre fasi: terapia medica topica che prevede l’utilizzazione di antisettici (soluzione borica, euclorina) enzimi o sostanze proteolitiche (collagenasi, vaselina salicilica), sostituti cutanei, ossigeno terapia iperbarica. In una seconda fase si passa alla terapia chirurgica mediante l’utilizzazione di lembi cutanei, fascio-cutanei e mio-cutanei. La terza fase prevede il consolidamento della cicatrizzazione e l’eliminazione delle recidive (letti fluidizzati nell’immediato postoperatorio e controllo della mobilizzazione e del carico pressorio successivamente).
Metodi. Dal 1994 al 2001 sono giunti alla nostra osservazione 52 pazienti, di età tra i 5 e i 18 anni, portatori di spina bifida ed affetti da ulcere da decubito nelle differenti sedi corporee. Tutti i pazienti sono stati sottoposti inizialmente a terapia medica . Di questi 20 sono stati sottoposti ad intervento chirurgico seguito da un attento decorso postoperatorio ove si è insistito essenzialmente sull’assenza di carico pressorio sulla zona operata.
Risultati. I risultati da noi ottenuti sono soddisfacenti in quanto molti pazienti hanno visto la risoluzione dell’ulcera con la sola terapia medica e quelli sottoposti ad intervento e adeguata riabilitazione postoperatoria hanno presentato un’incidenza assai bassa di recidive (4 pazienti). In particolare i pazienti di più giovane età, giunti precocemente alla nostra osservazione hanno presentato spesso un decorso postoperatorio con minori indicazioni all’intervento chirurgico. Altri pazienti, di età più avanzata, spesso trattati in maniera inadeguata in altri centri, hanno mostrato un decorso più lungo, con maggiore incidenza di necessità chirurgica e complicanze postoperatorie.
Conclusioni. Tra le tecniche ricostruttive più efficaci sottolineiamo i lembi fascio-cutanei e mio-cutanei soprattutto nei casi in cui il deficit tissutale è molto profondo e le condizioni di trofismo dei tessuti circostanti appare molto compromessa. Secondo la nostra esperienza il più efficace presidio postoperatorio che permette di ridurre al minimo le complicanze e avviare una buona cicatrizzazione è rappresentato dal letto fluidizzato che deve essere utilizzato per almeno 20 giorni dopo l’intervento, con assenza di carico prolungato per 30-40 giorni. La messa in atto di tutti i presidi medici, chirurgici e riabilitativi consente una terapia efficace di queste patologie che possono condizionare gravemente il decorso clinico dei pazienti affetti da spina bifida e che spesso interferiscono con la possibilità di eseguire altri interventi complementari (ortopedici, neurochirurgici, urologici) che sono della massima importanza per il recupero fisico e psicologico di tali pazienti.