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Chirurgia 2001 February;14(1):25-8
Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Mastoplastica riduttiva con innesto libero del complesso areola-capezzolo
D’Andrea F., Brongo S., Ferraro G., Farace F., Castaldo A.
Obiettivo. Gli Autori espongono, in questo studio, la loro esperienza chirurgica riguardante casi d'ipertrofia mammaria di grado severo e di gigantomastia. L'attenzione è particolarmente focalizzata sulla tecnica di mastoplastica riduttiva con trapianto libero del complesso areola-capezzolo, come descritta da Conway nel 1952, associata nella maggior parte dei casi all'utilizzazione di un lembo dermo-ghiandolare di riempimento per il polo superiore, dimostrandone l'efficacia in soggetti con particolari caratteristiche attraverso un lungo ed attento follow-up. Questa tecnica è stata utilizzata con l'obiettivo di scongiurare il rischio di necrosi del complesso areola capezzolo cercando di conservare l'estroflessione del capezzolo attraverso il risparmio di parte della componente muscolare intrinseca.
Metodi. Gli interventi sono stati effettuati presso la II Università degli Studi di Napoli. Gli Autori, in modo specifico, hanno utilizzato la suddetta tecnica su cinque pazienti, osservando i risultati ottenuti sul campione in esame, a distanza di circa 24 mesi dall'intervento. Tali pazienti sono state selezionate, in modo randomizzato, a partire da un campione di donne d'età compresa tra 29 e 58 anni, che presentavano in media una distanza del complesso areola capezzolo dal giugulo di 36 cm (range compreso tra 34 e 39 cm).
Risultati. I risultati così ottenuti, dimostrano come tale presidio terapeutico, a distanza di settanta anni dalla sua ideazione, anche se modificato in alcuni casi attraverso l'utilizzazione di un lembo dermo-ghiandolare come riempimento del polo superiore normalmente svuotato in tali pazienti, consenta di ottenere non solo il completo ripristino morfo-volumetrico di un seno fortemente ipertrofico, ma anche un ottimo risultato estetico, nonostante la presenza di alcuni svantaggi come la perdita di parte della sensibilità del complesso areola capezzolo e l'interruzione dei dotti ghiandolari che vengono recisi.
Conclusioni. Gli Autori confermano quindi la validità e l'attualità della tecnica presa in esame e ne giustificano l'uso in condizioni ben specifiche.