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Chirurgia 2001 February;14(1):1-8
Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Il trattamento chirurgico del carcinoma gastrico (Esperienza personale su 706 casi)
Uggeri Fr., Porta G., Caprotti R., Franciosi C., De Fina S., Musco F., Romano F., Sartori P., Uggeri Fa., Colombo G.
Obiettivo. Il carcinoma gastrico è ancora uno dei tumori più frequenti nei paesi occidentali e l'unico trattamento efficace tuttora a disposizione è quello chirurgico. Difatti la chemioterapia adiuvante non ha dimostrato di poter migliorare la sopravvivenza a distanza. Sono ancora in fase di valutazione l'estensione dell'exeresi gastrica e della linfoadenectomia da adottare, in funzione della localizzazione e dello stadio della neoplasia.
Metodi. Dal gennaio 1989 al dicembre 1998 706 pazienti affetti da adenocarcinoma gastrico sono pervenuti all'osservazione della Clinica Chirurgica I dell'Università di Milano nell'Ospedale San Gerardo di Monza, con un rapporto maschi:femmine di 1,6:1 ed età media di 67,2 anni (32-91). Erano di tipo intestinale secondo Lauren 342 neoplasie, 297 diffuse e 18 miste. In 525 casi (resecabilità 76,6%) è stato effettuato un intervento di tipo curativo, con 273 gastrectomie totali (con 248 ricostruzione alla Roux), 242 gastrectomie subtotali (con 237 anastomosi gastrodigiunali Billroth II), 7 esofagogastrectomie ed 1 resezione gastrica prossimale, associate ad una linfoadenectomia estesa ai linfonodi di II livello (D2).
Risultati. La degenza media globale è stata di 13,7 giorni (range 9-45). La mortalità della serie è stata di 21 pazienti (4%) (14 dopo gastrectomia totale e 7 dopo gastroresezione). La morbilità globale è stata del 18% (95 casi) e quella specifica del 7,2% (38 casi). 38 (7,2%) neoplasie erano di stadio Ia, 62 (11,8%) Ib, 110 (21%) II, 80 (15,2%) IIIa, 72 (13,8%) IIIb e 163 (31%) IV. In 213 pazienti (40,6%) i linfonodi sono risultati indenni da infiltrazione, mentre 158 casi (30,1%) erano N1 e 154 (29,3%) N2. La sopravvivenza a 5 anni dell'intera serie è stata del 31,8%, dell'87,5% nello stadio I, 41,3% nello stadio II, 25,3% nello stadio III e 5,2% nel IV (p<0,05). Abbiamo avuto una differenza statisticamente significativa di sopravvivenza fra i pazienti N0 (72,2%), N1 (37,1%) ed N2 (20,4%) (p<0,05). Le sopravvivenze per estensione di intervento, per sede e tipo istologico di tumore non sono risultate statisticamente significative.
Conclusioni. Riguardo alla scelta dell'estensione dell'exeresi d'organo e della linfoadenectomia, riteniamo che si debba eseguire una gastrectomia totale in caso di tumori del corpo-fondo gastrico e che la resezione gastrica garantisca la necessaria radicalità oncologica, riducendo le complicanze e la degenza postoperatoria, in caso di tumori antrali. Crediamo inoltre che la dissezione linfonodale debba essere estesa almeno alle stazioni di II livello, per ottenere una stadiazione il più accurata possibile e prevenire le recidive locali. Associamo la splenectomia all'exeresi gastrica solo in caso di infiltrazione diretta dell'ilo splenico o di necessità chirurgica.