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Rivista Italiana di Chirurgia Maxillo-Facciale 2001 December;12(3):149-52
Copyright © 2002 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese
Epitelioma basocellulare del distretto cefalico. Nostra esperienza dal 1990 al 2000
Tartaro G. P., Gaetani L., Battista C., Pavone E.
From the Chair of Oral and Maxillo-Facial Surgery Faculty of Medicine and Surgery Naples II University, Naples, Italy
Obiettivo. Gli Autori vogliono dimostrare come i trattamenti alternativi alla chirurgia (crioterapia e terapia fotodinamica) dell’epitelioma basocellulare abbiano una efficacia ridotta, rispetto a quella riscontrata con il trattamento chirurgico che si può ritenere essere il trattamento terapeutico di elezione per l’enucleazione definitiva della lesione.
Metodi. Nel nostro lavoro, sono stati studiati 140 pazienti affetti da epitelioma basocellulare del distretto cefalico, con rapporto M/F 2:1, giunti alla nostra osservazione in un periodo della durata di 10 anni. Di questi pazienti alcuni (40) non sono stati ammessi per la presenza di patologie associate (cardiopatici, epatopatici, diabetici, nefropatici, pneumopatici, ecc.). In 69 pazienti è stata eseguita escissione chirurgica della neoformazione con un margine di circa 1 cm di tessuto sano, associando un esame istologico per verificare l’adeguatezza della resezione per margini e profondità. In 31 pazienti è stata effettuata terapia non chirurgica (20 con crioterapia e 11 con terapia fotodinamica). Il follow-up dei pazienti è stato effettuato a 1, 3, 6, 12 mesi dall’intervento e dopo, annualmente.
Risultati. A 3 mesi dall’intervento chirurgico si sono riscontrate 2 recidive di epitelioma basocellulare, a 6 mesi 3 recidive, a 12 mesi 1 recidiva, mentre negli anni seguenti non si sono verificate recidive di tale lesione. Per contro, dei 31 pazienti trattati con terapia non chirurgica 12 hanno manifestato 1 recidiva.
Conclusioni. Il trattamento chirurgico dell’epitelioma basocellulare risulta essere, secondo la nostra esperienza, la terapia di elezione per ovviare al problema delle recidive della suddetta lesione, soprattutto a lungo termine, contrapponendosi ai risultati poco incoraggianti della crioterapia, della terapia fotodinamica o di altre terapie che presentano ancora dei limiti nei canoni della radicabilità.