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Acta Vulnologica 2006 September;4(3):129-34
Copyright © 2006 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Esecuzione di un “depression induced ischaemic test” per ’utilizzo della VAC terapia in un caso di severa mediastinite
Cappuccio G. 1, Patanè F. 2, Comoglio C. 2, Zingarelli E. 2, Sansone F. 2, Ceresa F. 2, Valesio R. 1, Mazzucco G. 1, Rinaldi M. 2
1 Unità Operativa di Riabilitazione Cardiovascolare Casa di Cura Villa Serena, Piossasco, Torino 2 Divisione di Cardiochirurgia Ospedale di S. Giovanni Battista - Molinette, Torino
Le infezioni della ferita sternotomica con evoluzione in mediastinite rappresentano una grave e costosa complicanza degli interventi cardiochirurgici. Nel caso in cui coesistano fattori di rischio quali il diabete, l’obesità ed il prelievo bilaterale delle arterie mammarie si può assistere alla comparsa di mediastiniti difficilmente eradicabili con le classiche tecniche medico-chirurgiche: la grave compromissione multiorganica derivante dal quadro settico si associa ad un aumento della morbilità e mortalità del paziente. Presentiamo il caso di una paziente di 72 anni sottoposta ad intervento cardiochirurgico di rivascolarizzazione miocardica totalmente arteriosa con comparsa nel postoperatorio di una diastasi della ferita sternale con evoluzione in mediastinite. La paziente eseguiva una doppia revisione mediastinica con necessità di asportazione dello sterno. Vista l’inefficacia delle due revisioni chirurgiche ed il quadro di grave deiscenza della ferita con esposizione esterna del cavo pericardico e dei grafts, nonostante questa sia in genere considerata una controindicazione assoluta all’utilizzo della Vac-Terapia, si è deciso di utilizzarla ugualmente dopo aver eseguito un “Depression Induced Ischaemic Test” (DIIT) per la valutazione della soglia ischemica. Dopo 70 giorni di Vac-Terapia e 20 giorni di trattamento locale con medicazioni avanzate, la lesione si presentava ben detersa e granuleggiante, in attesa di definitiva riepitelizzazione.
Noi riteniamo quindi che la Vac-Terapia possa essere utilizzata anche nei casi in cui vi sia esposizione del cavo pericardico e dei grafts. Tale tipo di approccio terapeutico ha permesso, seppur con i limiti del singolo caso clinico, una riduzione della degenza postoperatoria, l’esecuzione del ciclo riabilitativo nonostante l’instaurarsi della severa complicanza ed il miglioramento del recupero funzionale della paziente n tempi ragionevolmente brevi.