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CASE REPORT   

Acta Phlebologica 2001 December;2(2-4):77-9

Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Inglese

Necrotizing fasciitis. Case report

Baggio E. 1, Simoncini F. 1, Migliara B. 1, Riva F. 1, Landoni L. 1, Boninsegna L. 1, Veroux P. F. 2, Lipari G. 1

1 Department of Surgery and Gastroenterology, Chair of General Surgery, University of Verona; 2 Department of Surgical Sciences, Transplant and Advanced Technologies, University of Catania


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La fascite necrotizzante è un processo patologico raro, spesso complicanza di un intervento chirurgico, costituito da una grave infezione della fascia muscolare, estesa al grasso sottocutaneo ed alla cute sostenuta nella maggior parte dei casi da una flora polimicrobica particolarmente aggressiva, che porta il paziente ad un grave shock settico. Descriviamo in questo lavoro un caso di fascite necrotizzante dopo chirurgia della grande safena.
Una paziente di 61 anni affetta da insufficienza venosa superficiale degli arti inferiori, fumatrice, viene sottoposta ad intervento di stripping della vena grande safena destra con varicectomie multiple. In terza giornata postoperatoria compare forte dolore alla coscia destra associato ad iperpiressia (38,5°C). Obiettivamente è presente ematoma e tumefazione inguinale. Per l’accentuazione del dolore e della tumefazione, la paziente viene ricoverata e sottoposta ad esami di laboratorio che evidenziano quadro di insufficienza renale acuta, grave disionia, leucocitosi. Si procede a drenaggio della ferita inguinale, associato a terapia antibiotica mirata. Nei giorni successivi si assiste ad ulteriore peggioramento ed estensione della lesione cutanea fino all’ascella destra; compaiono delle bolle. Compaiono i primi segni di sofferenza epatica e respiratoria, la paziente va in franco shock settico che richiede ricovero in terapia intensiva. Dopo esame Tac dell’addome, si procede a drenaggio delle raccolte, dall’arto inferiore destro fino alla regione ascellare destra, con successivo lento miglioramento del quadro clinico, fino alla guarigione.
Nel caso da noi presentato è stato fondamentale per ottenere un buon risultato terapeutico, il tempestivo approccio chirurgico. Questo deve includere lo sbrigliamento di tutti i tessuti necrotici ed il drenaggio di tutte le raccolte, con fasciectomie multiple. Alla terapia chirurgica deve essere associata terapia antibiotica mirata e terapia di supporto cardiocircolatorio, poiché l’evoluzione della patologia è verso lo shock settico, non di rado fatale.
La rarità della patologia e la rapida evoluzione della stessa, rendono spesso difficile la diagnosi, ritardando l’adozione delle adeguate misure terapeutiche ed aumentando il rischio di mortalità, attualmente attesta in Letteratura attorno al 30%.

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