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Otorinolaringologia 2008 December;58(4):197-200
Copyright © 2008 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Un caso di metastasi tiroidea dopo nefrectomia. Revisione della letteratura
Abbate G. 1, Dosdegani R. 2, Lancella A. 1, Bagnato R. 3, Foscolo A. 3, Scotti A. 1
1 S. C. di Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale Ospedale “S. Biagio”, Domodossola, Italia 2 S. C. di Otorinolaringoiatria e Patologia Cervico-Facciale Ospedale “S. Andrea”, Vercelli, Italia 3 Servizio di Anatomia Patologica Ospedale “Castelli”, Verbania, Italia
Le metastasi a sede tiroidea clinicamente significative sono rare, mentre sono comuni reperti autoptici. Il carcinoma renale a cellule chiare è la sede primitiva più frequente. La metastasi tiroidea può essere il primo segno di un tumore renale, oppure comparire molto tempo dopo la nefrectomia, in questo caso si può diagnosticare erroneamente un tumore tiroideo primitivo. Nella maggior parte dei casi (80%) si presenta entro 3 anni dalla exeresi del tumore primitivo, ma in letteratura sono riportati anche tempi più lunghi, fino a 19 anni. La diagnosi di malattia tiroidea metastatica dovrebbe essere sospettata in pazienti con anamnesi positiva anche remota per carcinoma renale. In caso di tumore tiroideo a cellule chiare si deve pensare alla metastasi da tumore renale. La Fine Needle Aspiration Biopsy (FNAB) può essere utile, ma anche confondere con un tumore follicolare atipico. D’altra parte, non ci sono caratteristiche radiologiche peculiari in grado di differenziare il tumore primitivo tiroideo da quello metastatico. Per escludere il tumore tiroideo primitivo si deve eseguire il dosaggio della tireoglobulina mediante immunoistochimica: nella metastasi questo test è sempre negativo. Gli Autori riportano il caso di una paziente affetta da metastasi tiroidea da carcinoma renale trattato chirurgicamente 5 anni prima. La FNAB eseguita prima dell’intervento aveva diagnosticato un carcinoma papillare della tiroide e non era stato possibile effettuare il test immunoistochimico della tireoglobulina. Solo l’esame istopatologico postoperatorio consentì di porre la diagnosi corretta. Nonostante una diagnosi preoperatoria non precisa, si trattò adeguatamente la paziente mediante tiroidectomia, rivelatosi poi il trattamento di scelta.