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ARTICOLI ORIGINALI   

Otorinolaringologia 1998 December;48(4):145-50

Copyright © 2000 EDIZIONI MINERVA MEDICA

lingua: Italiano

Riparazione della membrana timpanica con acido ialuronico. Metodica personale

Guastella C., Borsi C., Gibelli S., Klinger F., Mantovani M.

Università degli Studi - Milano I Clinica ORL (Direttore: Prof. A. Ottaviani) Ospedale Maggiore IRCCS - Milano


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Obiettivo. Nella comune pratica ORL è un evento relativamente frequente il riscontro di soluzioni di continuo della membrana timpanica. Nel corso degli ultimi anni l’enorme sviluppo della ricerca indirizzato alla scelta dei materiali da utilizzare per la ricostruzione della membrana timpanica lesa, ha individuato un nuovo materiale ad alto peso molecolare: l’acido ialuronico.
Metodi. Nel nostro lavoro la sperimentazione con questo nuovo materiale è stata effettuata sia in perforazioni di origine traumatica che in esiti di otiti croniche; su di un totale di 40 pazienti, 31 presentavano perforazioni traumatiche, i rimanenti 9 presentavano perforazioni in esiti di otiti croniche. Tutte queste perforazioni sono state da noi trattate in sala operatoria, in anestesia locale, grazie all’utilizzo di acido ialuronico secondo una metodica personale che prevede: cruentazione del bordo della lesione timpanica, previa infiltrazione di anestetico locale; apposizione all’interno della cassa timpanica di spugnette di Spongostan®; applicazione di tamponi spugnosi di acido ialuronico presagomato a «sandwich» a chiudere la membrana timpanica; medicazione esterna del condotto uditivo. Il trattamento postoperatorio ha previsto l’estrazione della medicazione esterna al 7º giorno, seguita da instillazioni di acido ialuronico in soluzione per ulteriori 7 giorni effettuate dal paziente.
Risultati e conclusioni. I controlli effettuati nel tempo hanno permesso di rilevare la completa restitutio ad integrum nell’80% dei pazienti trattati, nei quali si è ottenuto inoltre il completo recupero uditivo; il 15% dei pazienti presentava una piccola perforazione residua con evidente tendenza alla riparazione tissutale; solo il 5% dei pazienti trattati non presentava in otomicroscopia alcuna tendenza alla rimarginazione.

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