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NOTE DI TERAPIA
Giornale Italiano di Dermatologia e Venereologia 2005 April;140(2):165-73
Copyright © 2005 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Inglese, Italiano
Azione delle acque arsenicali-ferruginose sulla lesione psoriasica: un approccio istopatologico, immunoistochimico e strumentale non invasivo sui loro effetti
Vignoli G. P. 1, Ciocca O. 1, Trespiolli D. 1, Selmi A. 2, Rosso R. 3, Borroni G. 1
1 Department of Dermatology, San Matteo University Hospital, IRCCS University of Pavia, Pavia, Italy 2 Levico and Vetriolo Spa, Levico (Trento), Italy 3 Institute of Pathology, University of Pavia, Pavia, Italy
Obiettivo. In questo studio è stata effettuata una valutazione sugli effetti delle acque arsenicali-ferruginose delle Terme di Levico e Vetriolo sulla lesione psoriasica.
Metodi. Sono stati usati 3 distinti approcci: strumentale non invasivo, attraverso la valutazione dell’evaporazione transepidermica (transepidermal water loss, TEWL) e della velocità del flusso ematico superficiale (velocimetria laser Doppler); istopatologico e immunoistochimico. Sono stati esaminati 40 soggetti (27 di sesso maschile e 13 di sesso femminile), di età compresa fra 18 e 78 anni (età media 49 anni), clinicamente omogenei in quanto affetti da psoriasi di entità lieve o media, non trattati da almeno un mese né topicamente né per via sistemica. Lo studio è stato effettuato in doppio cieco, dopo consenso informato del paziente.
Risultati. Dopo 12 sedute non è stato possibile evidenziare significative variazioni cliniche, mentre si è osservata la riduzione statisticamente significativa della TEWL (P<0,001). Le indagini immunoistochimiche hanno evidenziato una riduzione statisticamente significativa (P<0,02) del numero dei nuclei delle cellule epidermiche proliferanti.
Conclusioni. Se si fa riferimento alla patogenesi della psoriasi, caratterizzata, tra l’altro, da iperproliferazione cheratinocitaria, l’effetto della balneoterapia arsenicale-ferruginosa sul miglioramento della funzione di barriera e sulla riduzione della proliferazione cellulare risulta degno di interesse, al punto di far prospettare l’utilità di un suo impiego clinico, ma con periodi terapeutici più prolungati, rispetto a quelli considerati in questo lavoro.