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Giornale Italiano di Dermatologia e Venereologia 2001 April;136(2):109-21
Copyright © 2001 EDIZIONI MINERVA MEDICA
lingua: Italiano
Nuove varietà cliniche ed una nuova interpretazione patogenetica della vitiligine
Fabbri P., Amato L., Hautman G., Moretti S.
Università degli Studi - Firenze Dipartimento di Scienze Dermatologiche Clinica Dermatologica 2a (Direttore: Prof. P. Fabbri)
La vitiligine è un disordine acquisito della pigmentazione cutanea caratterizzato dalla comparsa di chiazze acromiche, circoscritte, più o meno numerose, con tendenza alla progressione periferica o più raramente ad una parziale regressione spontanea. L’eziologia è sconosciuta e la patogenesi è da precisare.
Tra le interpretazioni finora proposte in letteratura le più importanti sono rappresentate da quella autoimmunologica che privilegia il ruolo determinante di autoanticorpi e di linfociti T autoreattivi rivolti contro uno specifico bersaglio rappresentato dai melanociti. L’interpretazione intrinseca/genetica invece sottolinea il ruolo centrale di una suscettibilità geneticamente determinata dei melanociti nei confronti di una serie di stimoli ambientali. L’interpretazione autocitotossica suggerisce il ruolo melanocitotossico di prodotti intermedi della sintesi di melanina o di radicali tossici dell’O2. Infine, l’interpretazione neurale enfatizza la possibilità delle terminazioni sensitive cutanee e dei neuropeptidi da queste liberati nel condizionare l’attività funzionale e la sopravvivenza dei melanociti.
Sulla base di recenti ricerche condotte dal nostro gruppo di lavoro, abbiamo proposto la possibilità che le lesioni cutanee della vitiligine siano il risultato di un’alterazione delle comunicazioni intercellulari tra melanociti e altre cellule cutanee (cheratinociti, mastociti, fibroblasti), con conseguente creazione di un microambiente sfavorevole alla permanenza del melanocita con conseguente prematura morte per apoptosi.